Coltivare l'invisibile. Il Pignolo e la vita secondo Ben Little.

Irlandese (dubliner), friulano d’adozione, sommelier e artista. Una manciata di anni fa, Ben ha messo insieme un libro fuori dagli schemi, dedicato a un vitigno antico, il Pignolo, e a ciò che ha ispirato, la Coltivazione dell’Invisibile. Ne abbiamo parlato con lui, in una fresca mattina d’inverno.

Il Pignolo secondo Ben Little | ERMACORA
Il Pignolo secondo Ben Little | ERMACORA

"Ben, cosa ti ha stregato del Pignolo tanto da scriverci un libro?"

È una storia che parte da un calice. La prima volta che ho assaggiato il Pignolo è stata una sorpresa. È un rosso che riconosceresti tra mille altri, è il vino “zero” per chi lo prova per la prima volta. Me ne sono innamorato e così ho cominciato a volerne sapere di più, mi sono addentrato nella storia di questa uva a bacca rossa, nella sua patria e tra i suoi custodi. Quando ho capito che coltivare il Pignolo non è una scelta economica, ma di cuore, che risiede nell’amore dei vignaioli per questo antico vitigno autoctono friulano, ho sentito che dovevo contribuire a rendere visibile l’invisibile, ovvero raccontare in qualche modo gli aspetti sconosciuti e apparentemente irrazionali legati alla coltivazione del Pignolo. È un vino collegato alla vita, a quegli aspetti della vita che continuiamo a ignorare, che però sono sotto i nostri occhi, se solo li vogliamo vedere.

Cosa significa “Coltivare l’Invisibile”?

Il Pignolo è fuori dal ritmo della vita contemporanea. In vigna la pianta ha un suo comportamento e la resa è medio bassa. Servono cinque anni di lavoro per mettere in commercio il Pignolo e cinque anni sono un bel po’ di tempo per un vino. Chi sono allora i vignaioli che hanno tanta pazienza? Beh, sono quelli che hanno scelto di convivere con la Natura, di rispettarne i metodi e i tempi e di intervenire non più del necessario. Coltivare l’invisibile vuol dire fare un passo indietro per allargare la visuale, rallentare i movimenti, osservare meglio e immaginare il prossimo passo da fare.

Ben, c’è stato un momento storico in cui per un pelo il Pignolo rischiava di scomparire…

Sì, se vedi la cosa dalla prospettiva umana, ma se provi a guardare dal punto di vista delle piante, è diverso. Secondo gli uomini, il Pignolo era sull’orlo dell'estinzione negli anni Settanta, ma in realtà potevi trovarne molte tracce sul territorio. Se a una pianta diamo un minimo accesso alla luce, all’acqua e al caldo, vivrà per secoli. Non ho dubbi che se andiamo in giro per vigne abbandonate troveremo viti di Pignolo. Negli anni Settanta, in Europa, l’economia puntava a produrre prodotti di largo consumo per recuperare il tempo perduto con la Seconda Guerra Mondiale. Se oggi si produce di nuovo  il Pignolo è perché un gruppo di valenti vignaioli ha riconosciuto alla pianta un valore che va oltre la richiesta del mercato, un valore commisurato alla meraviglia insita nella pianta stessa.

Dicono che si parlava di Pignolo già nel 1400…

Ok, ma si parlava di wine, non della pianta. Senza una descrizione della morfologia della vite, della foglia e del grappolo, Pignolo è solo un nome legato al vino e non necessariamente al vitigno da cui proviene. In ogni caso, in un’epoca – il Medioevo – in cui i vini erano tutti uvaggi (al Pignolo di oggi è richiesta una purezza almeno dell’85%), è remarkable l’esistenza stessa della parola Pignolo per indicare un vino rosso di altissima qualità. Anche qui, come vedi, la prospettiva da cui guardiamo le cose fa la differenza.

Ben, il futuro del Pignolo?

Il Pignolo è un vitigno che può vivere per secoli e in merito al suo vino possiamo immaginare scenari per l’eternità. Dobbiamo però essere capaci di svuotare il nostro calice dalla conoscenza affinché sia pronto per essere riempito dalla comprensione. Nel 2016, quando ho iniziato il progetto del libro, non si parlava ancora molto di Pignolo, ma ora sta venendo fuori e gli estimatori cominciano a percepirne il grande valore intrinseco.


Un segreto sul Pignolo che devi ancora condividere?


Mmm (sorride)… Ecco: avremo bisogno di dieci generazioni per comprendere appieno quello che ha da insegnarci il Pignolo. In sostanza, prendendo in prestito un pensiero di Eckhart Tolle, siamo degli alunni che ricevono concettoinsegnamento, the taughts, e il Pignolo è l’insegnante, the teacher; insieme diventiamo l’insegnamento, the teaching (accipicchia Ben!). Generazioni di civiltà antiche hanno avviato la costruzione di piramidi e templi sapendo che probabilmente non avrebbero mai visto il risultato finale. Ma hanno iniziato mosse da una visione: immaginare e costruire per l’eternità, per tutte le vite che sarebbero venute. Il Pignolo è il monumento all’eternità dei più visionari tra i vignaioli friulani.


PS: Ben dedica il suo tempo al "nutrimento della comprensione". Il suo obiettivo è far crescere l’apprezzamento... di tutto. Pignolo Cultivating the Invisible è il suo libro d’esordio.

Maman
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